martedì 8 febbraio 2011

Riflessione sulla norma che introduce distanze fra cinema

Continuiamo la riflessione sulla delibera della giunta regionale per ripristinare il criterio delle distanze.
A proposito, chi si vuole divertire a tracciare cerchi intorno ai cinema per stabilire quali distanze sono giuste e quali sbagliate, può andare qui ( http://tinyurl.com/5rsxbfz ) .

Peccato però che non esista una distanza giusta ed una sbagliata.
Lo stesso concetto di distanza è ridicolo, quello di distanza in linea d'aria, poi, è grottesco. Non siamo uccelli che vanno al cinema volando, siamo persone che vorrebbero andare al cinema con il mezzo preferito. C'è chi ama camminare, c'è chi non può, c'è chi ama i mezzi pubblici  e chi vuole andare in auto. C'è chi vuole il cinepanettone con barattolo maxi di popcorn e chi invece ha gusti diversi.

Quello che non arrivano a capire i burocrati come l'assessore Scaletti, è che la pianificazione modello "soviet" ha dimostrato qualche limite, il primo dei quali è il totale annichilimento dell'iniziativa personale. Se anche uno statalista come Bersani è arrivato a decidere di liberalizzare, ci sarà forse un motivo?

Se c'è qualcosa che in Italia ci è riuscito fare nel dopoguerra, nella manifattura ad esempio, sono i distretti industriali, la dimostrazione di come l'iniziativa personale e la mancanza di una pianificazione centrale possano produrre qualcosa di buono. La verità è che stabilire che certe attività economiche (e anche culturali) debbano essere distribuite secondo criteri geografici decisi centralmente è un obbrobrio, destinato a produrre  danni.

Chi stabilisce che 8 km sono una distanza giusta?. Chi decide che un cinema con 2 sale (essendo per definizione un multisala) non può stare a meno di una certa distanza, mentre se ha una sola sala questo non vale? Se tutti i cinema fiorentini salvo l'Astra 2 hanno diviso la vecchia grande sala in almeno 2 sale separate, ci sarà forse un motivo valido? Se anche i titolari dell'Astra 2 decidessero ora di sdoppiare, perché dovrebbero essere messi nelle condizioni di non poterlo fare, col rischio di un'altra chiusura? Allora cosa farebbero i burocrati di turno quando questo caso si presentasse, introdurrebbero un'altra eccezione alla regola?

Questa ossessione di dover stabilire tutto per legge mi ricorda la scena di Fantasia, in cui Topolino apprendista stregone, invece di faticare per portare l'acqua prova a prendere una scorciatoia ricorrendo alla magia ma finisce col perdere totalmente il controllo sulle conseguenze delle proprie azioni.

E' vero, è difficile far tornare la gente nelle sale cinematografiche, con la concorrenza dei maxi schermi in ciascun salotto, dei film scaricati da internet, con l'impossibilità di parcheggiare vicino al cinema, con prezzi che una famiglia di 4 persone non può permettersi di pagare spesso. Ma provare a pensare qualcosa di meglio che impedire la nascita o la trasformazione di nuovi cinema? Troppo faticoso? Faticoso come per Topolino portare i secchi d'acqua ?

Libero

1 commento:

  1. Io spero che oltre la questione cinema si vada oltre.E che ci sia ancora qualcuno disposto a investire in questo quartiere. Il cinema, lo sappiamo tutti, non è la vera soluzione al degrado. Spero, spero, spero che nostante le polemiche del momento, che sono più che altro spaccature politiche, ci sarà qualcuno che avrà voglia di aprire locali, librerie, attività interessanti e occupare -presto- i molti spazi disponibili.Grazie, Marta

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